Panzer Progresso

Bella partita sul campo di Soliera dove si incontrano i primi della classe e i padroni di casa terzi in classifica.
Padroni di casa che partono subito a mille con ottimi fraseggi, grande possesso palla e pressing asfissiante.
Nonostante tutto questo sforzo profuso i tiri verso la porta bolognese sono stati praticamente 0.
Ovviamente i padroni di casa non posso reggere per 90 minuti un ritmo così elevato e infatti, al 40’, appena tolgono il piede dall’acceleratore e rifiatano, ecco che il Progresso, cinico e spietato, prima chiama ad una parata fantastica il portiere e poi passa in vantaggio con una velocissima azione di contropiede dei suoi attaccanti che con 4 passaggi arrivano da un’area all’altra battendo l’incolpevole estremo Modenese.
All’inizio del 2° tempo però la musica cambia, ed è infatti l’orchestra di Castelmaggiore che comincia a suonare la sua sinfonia fatta di concretezza, buone giocate e forza fisica.
Giocate, infatti, che portano alla concessione di un calcio di rigore, con conseguente espulsione del portiere del Soliera, reo di aver commesso fallo da ultimo uomo, fallo che ci sta ma forse l’azione era viziata da un precedente fuorigioco.
A questo punto il match non ha più storia e infatti dopo pochi minuti arriva anche il terzo goal che di fatto chiude la partita.
Gli ultimi 20 minuti sono di pura accademia, con le squadre che mettono in campo tutti i loro effettivi a disposizione.
Mi preme sottolineare la grande correttezza in campo tra i giocatori ma soprattutto quella dei dirigenti locali.
Un plauso anche al mister del Soliera (a parte qualche lamentela di lieve entità) che oltre a professare calcio di ottima qualità ha tolto al primo accenno di scaramucce un suo giocatore.
Un plauso anche al mister del Progresso che, durante la partita, cerca e trova il modulo migliore per affrontare il Soliera e che dopo otto giornate ha messo in cascina 24 punti.
Partita giocata su un buon campo tra due ottime squadre, in un bel pomeriggio di sole e con una buona cornice di pubblico.
Arbitraggio da rivedere.

Paolo Pondrelli