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Calcio

Un po' di Fair Play non guasta mai...

Di Ugo Bentivogli

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26/05/2022

Un po' di Fair Play non guasta mai...

Bologna, esterno giorno. Un torneo come tanti, nel mese di maggio, una partita come tante, né più né meno importante delle migliaia che si giocano nel mondo in questo mese di – quasi – fine allenamenti. Un torneo per squadre Under14 che proclamerà un vincitore (su quattro partecipanti) con la formazione di casa, Atletico Borgo che ospita Felsina, Real Sala Bolognese e Sasso Marconi.
In finale, tra uno scroscio di pioggia e l’altro, sul campo di Borgo Chiesa, vicino all’affollata via Emilia, arrivano Sasso Marconi e la squadra di casa, l’Atletico Borgo che si contendono la coppa. Sarà una piccola coppa, ma – com’è giusto che sia – per i partecipanti è come la Champions League. Il sogno di ogni capitano: alzare una coppa al cielo, vicino ai propri compagni che hanno fatto l’impresa.  
Dunque l’Atletico Borgo raggiunge in finale il Sasso Marconi per la partita che vale la Coppa (questa volta con la lettera maiuscola). Arbitro semiufficiale che comunque fa quello che si chiede ad un arbitro e fischia. Fischia anche un rigore a favore del Sasso Marconi, qualche doverosa protesta, ma il rigore c’è e gli ospiti passano in vantaggio per primi tra gli abbracci dei giocatori in erba. Si gioca per 30’, quindi il tempo per rimediare non è troppo: il Borgo attacca ma non riesce a pareggiare. Fino a quando l’arbitro, non fischia una punizione a due in area a favore della squadra di casa, l’Atletico Borgo. Motivo? Un retropassaggio al portiere che blocca e rinvia. Per l’arbitro è volontario e di piede, per i giocatori involontario e di ginocchio. Proteste, civili per carità, come di rito. Ma i giocatori del Sasso sono convintissimi delle loro ragioni.  
L’Atletico Borgo segna il gol del pari da questa occasione superfavorevole? Macchè. Volontariamente il capitano si fa toccare la palla e l’appoggia in fallo di fondo, nel campo per destinazione direbbero quelli bravi. Tra lo stupore generale. Ma con un gesto che merita un applauso grande come il mondo perché evidentemente a questi ragazzi hanno insegnato che vincere è importante ma farlo in maniera lineare è meglio. Evidentemente gli è stato insegnato che vincere con un gol nato da un’errata interpretazione dell’arbitro (che capita ad ogni livello, figuriamoci a questo) non è bello e non è vincere. Un grande esempio che va segnalato. Un gesto di una sportività quasi imbarazzante per i tanti tuffi, simulazioni, pessimi comportamenti che si vedono in giro tra giocatori, di ogni livello, ma anche allenatori, dirigenti e soprattutto (ahimè) genitori.
Bravi ragazzi, bravi gli educatori, bravo l’Atletico Borgo che fa crescere i suoi con questi principi.
Non hanno vinto una partita, vinceranno nella vita.

Ugo Bentivogli

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