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Grifo Basket Imola 1996 ASD - La presentazione di Coach Luca Pietrantonio

21/06/2023


Grifo Basket Imola 1996 ASD  -  La presentazione di Coach  Luca Pietrantonio

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Grifo Basket Imola 1996 ASD  -  La presentazione di Coach  Luca Pietrantonio

Per affrontare la nuova stagione con rinnovata energia e determinazione, dopo un anno difficoltoso, era necessaria una scossa importante sulla panchina Grifo. Questa è stata la ragione che ha spinto il nostro Direttore Sportivo, Giorgio Tampieri, e tutta la società a puntare su Luca Pietrantonio.

Coach Piet, così è conosciuto nel mondo del basket, non ha certo bisogno di presentazioni, ha dimostrato la sua grande determinazione e bravura nella stagione sportiva 2017/2018 quando, dopo aver perso in finale proprio contro di noi l’anno prima, ha saputo portare l'Atletico Borgo alla conquista della C Silver, con una squadra composta esclusivamente da giocatori delle giovanili.

E' proprio questa capacità di trasformare i diamanti grezzi in gemme preziose che ci ha convinto ad iniziare questa fantastica collaborazione. La Grifo Basket Imola sta puntando sulla crescita dei giovani, e Luca è assolutamente la persona più giusta per completare il lungo ciclo che per molti nostri atleti è iniziato nel Minibasket.

Il microfono a Luca Pietrantonio

Dopo questa breve introduzione vi lasciamo alle parole del nostro nuovo allenatore, Luca Pietrantonio.

Presentazione

Mi chiamo Pietrantonio luca (Piet e’ il diminutivo con cui sono un pelo conosciuto nel basket). Ho 51 anni e ho giocato a basket tra serie D e promozione fino a 40 anni.

Non ho mai saltato un campionato, nemmeno durante il militare (giusto per attestare il grado di passione che ho per questo sport). Poi ho deciso di allenare, con il primario obiettivo di aiutare i giovani a giocare subito con i senior, fin da giovanissimi (se sono pronti, l'età conta davvero poco, per me). Proprio per rendere agevole questo passaggio ho allenato quasi sempre contestualmente una squadra senior e una giovanile.

Ricordo ancora con orgoglio la cavalcata dalla Prima divisione alla serie C Silver con l’ Atletico basket, con solo giovani del vivaio e l’incredibile record di 0 (zero) parametri pagati in serie C. Con meno orgoglio, invece, ricordo l'ultima parte della mia esperienza (il tema sarebbe lunghissimo, non voglio annoiarvi troppo Grifoni).

Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a scegliere la Grifo?

La vera motivazione nasce da Giorgio Tampieri. Che conosco di vista da quasi 40 anni, ricordo una finale rocambolesca, direi “propaganda” tra Imola e Fortitudo, dove giocava mio fratello, nella quale Giorgio mi ha dato l'impressione di avere le idee chiare, oltre a una passione smisurata sul basket.

Ho poi conosciuto da fuori “l’ambiente Grifo”, da cui ho avuto l'impressione che sia un ambiente vivo, con tanto entusiasmo riversato da chi lavora per la societa’.

A questo punto solo un pazzo poteva accettare di fare il pendolare Casalecchio - Imola per allenare in serie D, lavorando anche durante il giorno. Ma la pazzia c’è ed e’ unita ad entusiasmo e passione, da cui è agevole anche la scelta piu’ ardua. Quindi eccomi qui “nell’ambiente Grifo”.

Che cosa ti aspetti da quest'annata?

Premetto che odio i proclami, odio chi lancia “bombe”. Mi piace abbassare la testa e lavorare in silenzio, per apparire il meno possibile.

Mi aspetto di far migliorare l’ambiente dove sono, che  la societa’ sia sempre piu’ corpo unico (al nostro livello tutte le squadre giovanili devono sentire come loro la prima squadra senior, ma anche viceversa).

Gli atleti che alleno devono migliorare, migliorare sia tecnicamente (non sono mai stato un mega giocatore, ma al mio livello ho dimostrato di poter migliorare fino all'ultimo anno giocato) sia umanamente (un giocatore forte che pensa solo a se’ stesso, con me fa fatica a coesistere).

La parola “IO” non si deve sentire in uno sport di squadra, esiste la parola “NOI”: l’esigenza e’ solo per il bene della squadra… cosa posso fare IO per il bene della squadra e’ la sola domanda che dovra’ assillarci.   

Sul campo dobbiamo essere compatti. Credo nel vero equilibrio, tutti devono sapere o sapere immaginare cosa sta per fare un compagno. Sono un amante dell'organizzazione.

Amo la difesa ferrea, volta a essere proattivi (la difesa passiva, da furbo e speriamo sbagli il tiro da fuori, non fa per me), da cui speriamo possano nascere molti contropiedi.

In attacco l'organizzazione prevede un tema, poi voglio che i giocatori ci mettano del loro, se possibile non inserirò schemi fissi, per capirci.

Non credo nella tattica, specie se la squadra sara’ giovanissima. Penso che noi dobbiamo giocare indipendentemente dagli avversari e cercare di mostrare quanto sappiamo fare.

Sono un fanatico della ricerca del miglioramento tramite i fondamentali; gli allenamenti hanno questa componente come tema dominante (sara’ la prima difficolta’ con gli atleti, so che spesso non sono abituati), perché credo che sia il modo per migliorare nel lungo termine.

Se tutti i giocatori migliorano gradualmente si possono fare grandi risultati. Cerco di riportare al basket anche fondamentali che, ahime’, si sono persi nel gioco moderno; gioco spalle a canestro, non solo del lungo, e soprattutto palleggio arresto e tiro.

Come saluti i tuoi nuovi tifosi?

Ai tifosi dico di sostenere la squadra finchè lotta. Dico di aiutarci a migliorare, capendo che il risultato conta, ma conta di più l’atteggiamento e la coesione. Se perdo la partita dormo male, sia chiaro, ma non vorrei mai vincere senza aver lottato e dimostrato il mio ed il nostro valore.

Un giocatore che fa un errore ma e’ attivo e coeso con la squadra va sempre sostenuto.

Spero di vedere sugli spalti tanti ragazzi del vivaio con le loro famiglie, anche se piccolissimi. Affinché inizino subito a sognare di essere loro in campo, entro poco tempo, perchè se lo meritano, con me, questa possibilità ci sarà.

Spero di vedere il tifo fatto a favore dei nostri ragazzi e mai contro gli avversari.

Noi siamo noi e vogliamo essere diversi con orgoglio.

Come saluti i tuoi vecchi tifosi, dopo 11 anni di passione?

Ai miei vecchi tifosi dico che ho dato tutto me stesso per i Reds. 11 anni da allenatore e altri 3 da giocatore , sono una enormita’ nel mondo in cui viviamo oggi.

Penso che nessuno immagini quante ore ho dedicato al basket e soprattutto allo sviluppo mentale/sportivo del singolo ragazzo.

Il mio modo burbero di comportarmi significa che voglio bene al ragazzo, e onestamente non credo che si possano fare salti notevoli di miglioramento solo tramite la comprensione e la presenza, senza mai un sano cazziatone quando uno sta sbagliando.

Era giunto il momento di fare esperienza lontano. Forse ho ecceduto…

 

Renato Dalpozzo 

Addetto Comunicazione Grifo Basket Imola 1996 ASD 

 

 

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