La pallavolo femminile italiana è leggenda

Contrariamente ad altre partite l'Italia è partita sciolta e ha subito costruito vantaggi importanti (7-3, 12-6) fino al 15-7 con un ace di Sylla. Karch Kiraly si è così trovato costretto a modificare ben presto il sestetto, cambiando opposto e schiacciatrici alla ricerca di un equilibrio. Ma la fuga di un'Italia intensa e determinata era ormai lanciata, irrecuperabile dalle americane in un set chiuso sul 25-18 con Paola Egonu già devastante (11 punti con 8 su 15). Le azzurre, sempre attente in difesa e puntuali nelle tenute e nei contrattacchi, sono poi cresciute a muro, dove Anna Danesi e Sarah Fahr (cresciuta in corso d''opera) sono state valide alternative alle soluzioni in banda o dalla seconda linea. Proprio Anna la capitana e la sua collega di reparto hanno dato il là allo strappo del secondo set (13-9), un'avanzata senza scampo per le avversarie, tenute sempre a distanza di sicurezza e alla fine regolate per 25-20.

L'ultima frazione poteva essere pericolosa in termini di concentrazione, ma l'Italia è andata oltre anche questa trappola, limando subito la lieve sbavatura iniziale (5-6 su attacco out di Sylla) e riprendendo il controllo ella situazione con un ace di Orro, un muro di Danesi e una bordata a testa di Sylla e di Egonu (10.-6). Il solco scavato è diventato una voragine: le azzurre hanno chiuso la porta alle americane (che non hanno avuto un muro vincente in 40 tentativi), dalla loro difesa non passava più nulla e in contrattacco erano dei demoni inarrestabili. Il finale (22-16 ace Sylla, 23-15 subito dopo) è stato uno show pirotecnico concluso da una sparacchiata out delle americane (fotografia di un crollo mentale) che ha finalmente portato in paradiso il nostro volley. Lassù il cielo è davvero più blu. Meglio, azzurro.

Flavio Vanetti