La pallavolo femminile italiana è leggenda

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Il dodicesimo oro dell'Italia a Parigi arriva dalle pallavoliste, che triturano senza pietà gli Usa (3-0, 25-18, 25-20, 25-17) le levano lo scettro olimpico e chiudono il cerchio di un percorso partito da molto lontano, con tappe esaltanti (l'oro mondiale 2002, i titoli europei, le vittorie internazionali) ma anche con sconfitte cocenti.

Ci piace pensare che questo titolo, che sfata la famosa maledizione di un movimento d'eccellenza ma fin qui incapace di salire ai Giochi sul gradino più alto, sia pure un po' la rivincita del settore maschile, che nel 1989 avviò un ciclo glorioso sotto rete. L'uomo che cominciò quell'avventura -- e che nel 1997 iniziò pure quella delle donne -- è lo stesso che oggi saluta il trionfo, della squadra e suo: Julio Velasco.

A fianco aveva Massimo Barbolini, già c.t. delle ragazze, Lorenzo Bernardi, che da giocatore all'Olimpiade era arrivato al massimo all'argento, e il fido Juan Manuel Cichello: il suo sistema, basato su uno staff allargato e coinvolto, è andato a segno perché Julio tra le tante abilità ha la capacità di capire quello che serve per vincere. E qui a Parigi s'è inventato una massima, "qui e ora", che è stata la stella polare della squadra. Qui e ora significa badare al presente, senza guardare al passato, che può indifferentemente offrire cose positive e negative, e senza nemmeno farsi prendere dall'urgenza del futuro, che in fondo è una pagina da scrivere con la mente sgombra e con la consapevolezza dei propri mezzi. E quelli che aveva l'Italia, fondata sull'organizzazione muro-difesa-contrattacco, erano straordinari.